Ognuno di noi è un media
Secondo alcune recenti ricerche, oltre la metà degli utenti condivide o commenta un link su Facebook senza leggere l’articolo, ma basandosi solamente sulla percezione che ha dell’argomento trattato.
Il Secolo XIX è stato protagonista di un episodio che sembra proprio derivare da uno di questi studi. Tempo fa, avevano pubblicato su Facebook un link su un articolo riguardante un uomo che aveva cercato di darsi fuoco dopo aver perso la casa. Immediatamente, sono stati sommersi da una valanga di commenti di solidarietà verso l’uomo e di ostilità verso il sistema. In particolare, i commenti argomentavano la tutela dei migranti a scapito degli italiani, con la tipica chiosa sugli alberghi a cinque stelle. Solo dopo un po’, uno dei commentatori aveva fatto notare che, se gli utenti avessero letto l’articolo, avrebbero scoperto che il protagonista era proprio un extracomunitario. Tutto l’articolo del Secolo XIX è qui.
Condividere informazioni e commentare articoli sui social è un’attività che si fa con leggerezza e, a volte, anche con un filo di vanità. Si condivide e si commenta per informare e intrattenere gli altri utenti, ma anche per sostenere le proprie opinioni e dichiarare i propri valori. Per affermare la propria personalità. In alcuni casi, anche per scolpire l’immagine che si vuole interpretare sul palcoscenico della rete.
Un’attività social dovrebbe essere fatta secondo “scienza e coscienza”. Perché ognuno di noi è diventato uno snodo di informazioni ed emozioni per gli altri utenti. Ogni profilo è un trasmettitore di contenuti che possono influenzare, in modo più o meno significativo, lo stato d’animo e la percezione degli altri. E, quindi, va utilizzato con consapevolezza, responsabilità e buon senso, per arrivare ad un livello superiore di comunicazione. Questa si chiama Educazione Digitale.
In una giungla di dati, diffondere informazioni con consapevolezza, significa garantirsi l’attenzione dell’utente. Contribuire alla scomparsa delle bufale, che sono falsi scoop confezionati ad arte per alimentare la rete, in cambio di denaro contante per chi le ha architettate. Evitare che ci siano vittime di cyberbullismo: persone il cui nome o volto rimbalzano di pagina in pagina, senza che possano averne il controllo.
Significa dare di sé un’immagine più veritiera, e contribuire alla realizzazione di una rete meno inquieta, più aggiornata, più vera.