Un anno di
Di solito gli articoli di bilancio di fine anno di freelancer come me hanno sempre numeri in salita, grandi obiettivi raggiunti professionali, idee con cui condire l’anno che verrà. Anche io ne ho scritti diversi ed erano sempre positivi e ottimistici. C’era una prospettiva.
Poco fa mi domandavo quale fosse il bilancio di quest’anno. E mi è venuto fuori il titolo. E da lì, anche le considerazioni che sto scrivendo, come un fiume in piena.
Una situazione temporanea lunga un anno
Non si può dire che il 2021 sia stato un grande anno, piuttosto il contrario. Forse perché l’avevo immaginato diverso, gli avevo attribuito troppe aspettative. Volevo, credevo fermamente, che fosse l’anno della rinascita. L’arrivo dei vaccini avrebbe sconfitto il grande male e avremmo ripreso tutto da dove l’avevamo lasciato.
Invece è stato un anno di stanchezza. Un anno che definirei paludoso, limaccioso.
Dopo aver capito che no, non saremmo tornati alla normalità e non avremmo ripreso tutto da dove l’avevamo lasciato, è arrivata la stagnazione.
Ho seguito progetti che mi hanno assorbito profondamente, ho fatto corsi e consulenze online, ma mi è mancata la possibilità di interagire quotidianamente con le persone, in contesti diversi e spontanei. Per unire i puntini in modo anticonvenzionale è necessario, prima di tutto, stare insieme agli altri con tutti i sensi in allerta e una certa leggerezza per poter cogliere ciò e chi ci sta intorno.
Ho inizialmente lasciato che tutto fluisse senza cercare di dare una direzione precisa ma cercando di tenermi pronta, perché c’era quella sensazione che fosse una situazione temporanea. Da un momento all’altro sarebbe arrivata la data da segnare in rosso sul calendario e da lì, tutto in discesa o in salita, dipende dalla prospettiva da cui vuoi vederlo. E invece.
Hai presente Il Deserto dei Tartari?
La rete, i social, l’infodemia
Tutta la rabbia e l’odio – in rete, ma anche nelle conversazioni ordinarie – non passano indenni nemmeno su chi ha gli strumenti per comprendere la frustrazione generale. Non è sano quello che stiamo vivendo, in qualche modo si ripercuote sullo stato d’animo di molti, si alimenta in maniera esponenziale sia l’ottimismo che il pessimismo. Si è passati dall’euforia all’abbattimento, a volte nel giro di poche ore.
In alcuni periodi, ho avuto l’impressione che quella leggerezza ostentata di stories o post, fosse più un desiderio di normalità, che un sentire vero.
Una rete schizofrenica, come la fame di notizie da cui pendiamo da oltre un anno.
Su questo ci sarebbe da scrivere per ore. Quanto siamo dipendenti – nel nostro umore e nelle nostre azioni quotidiane – da ciò che leggiamo, vediamo, ascoltiamo?
Per concludere con uno slancio di ottimismo, voglio raccontarvi la storia di Julie. Lei ha trovato la sua svolta nel 2021. Da maggio scorso è passata dal freddo box di un canile alla morbidezza del nostro divano. Dal pavimento in cemento ai prati, la spiaggia e i boschi. Ed è stata la mia scoperta di quest’anno: quanto è bello averla accanto ogni momento della giornata!