Storytelling: quando la storia la fa il cattivo
Qualche settimana fa ho perso il mio quaderno delle idee.
Dentro c’erano tutti i miei appunti per i prossimi post del blog. Per parecchi giorni sono rimasta bloccata in un limbo. Non riuscivo a scrivere nulla. Tutte le volte che ci provavo, mi sembrava che la nuova idea non reggesse il confronto con quella che avevo scritto sul quaderno.
E’ vero, a volte mi capita di saltare il piano editoriale, magari mi prende la frenesia di un argomento e voglio parlarne subito. Ma, chissà perché, il fatto di non poter consultare gli appunti mi rendeva insicura.
Una sera ero a letto. Stavo leggendo “La ragazza nella nebbia” di Donato Carrisi. E’ apparsa questa frase “E’ il cattivo che fa la storia”.
E lì, tra nuvole e lenzuola, ho preso di corsa lo smartphone e ho registrato degli appunti per una serie di articoli e di esempi sullo Storytelling. E questa nuova idea mi ha reso molto felice perché, in un angolino della mente, ho sempre pensato di volerlo fare. Ma non ho mai affrontato l’argomento seriamente per la mole di informazioni: parlare di Storytelling è come aprire il Vaso di Pandora.
Sai quando inizi, ma non sai quando (e dove) finisci!
Nello scorso articolo abbiamo iniziato a parlare di come trovare la storia: molto spesso non sappiamo neanche di averla. Eppure c’è sempre, pronta per essere raccontata.
“E’ il cattivo che fa la storia”
Una delle tecniche di Storytelling più utilizzate per trovare e costruire una storia, sia in letteratura, che nel cinema e nella comunicazione, è racchiusa proprio nell’affermazione: “E’ il cattivo che fa la storia”
Per cattivo, non dobbiamo necessariamente intendere il pazzo omicida che inizia a spargere sangue nel mite paesino del Maine. Leggere Stephen King aiuta a capire, può essere un buon esempio, ma in realtà, il cattivo è ovunque, sempre.
Il cattivo può essere un nemico qualunque
Il cattivo non è detto che sia “qualcuno”.
Il cattivo, nella narrazione, è un impedimento o un ostacolo nella realizzazione del tuo programma.
Per farti degli esempi pratici, il cattivo può essere una notte di pioggia per un fotografo che insegue uno scatto della Via Lattea. La mancanza di ispirazione per un creativo. O il sabotatore interno, quel grillo parlante che ti frena tutte le volte che stai per compiere un grande salto.
Il cattivo è l’elemento di disturbo che, davanti a un progetto o ad un momento di particolare aspettativa, può creare stress o difficoltà. E che ti permette di mettere in campo delle strategie nuove per affrontarlo e superarlo. Che ti fa cercare e poi utilizzare la “spada laser”.
Come raccontare la tua storia
Senza il cattivo la storia non c’è: è una cronaca di avvenimenti. Perché lui è l’elemento che rompe l’equilibrio. Che crea un prima e un dopo. E diventa il fatto intorno a cui la storia si sviluppa per essere raccontata e condividisa.
In parole semplici: c’è stato un momento della tua vita in cui un “cattivo” ti ha messo i bastoni tra le ruote davanti alla realizzazione di un obiettivo? Come hai superato l’ostacolo e raggiunto il tuo intento?
Bene, ecco la tua storia.
Piccola o grande che sia, può permettere al pubblico di partecipare alla costruzione della strategia che hai scelto per orientare la situazione negativa a tuo vantaggio. E che sui social e nei blog, diventa confronto di esperienze. E anche un aiuto per risolvere più velocemente il problema, qualora capitasse anche a loro.
Insomma, il cattivo non è detto che sia così cattivo come sembra. E’ vero, quando arriva scombina i piani. Ma, a volte, riesce a smuovere la situazione in modo da aiutarti a tirare fuori il meglio di te. E a offrirti una storia da condividere con il tuo pubblico.
Se vuoi conoscere un altro esempio di Storytelling con una prospettiva molto particolare, leggi questo articolo che parla dell’Hotel Stanley. Sì, proprio quello in cui hanno girato Shining!