Quando cala il lavoro: come gestire l’ansia e la noia
Quando sei freelance, può capitare di vivere periodi di grandi dinamismo ad altri più lenti. Quando il lavoro rallenta, all’inizio è difficile gestire il senso di colpa e l’agitazione. E le conseguenti domande.
Sarà sempre così? Significa che sta calando il lavoro? Sto perdendo tempo? Mi sto dimenticando qualcosa?
Se lavori in proprio e non sai se stai facendo abbastanza
Chi ha concepito l’imprinting lavorativo e aziendale come “pane e lavoro”, quando approda nell’universo freelance si sente un po’ spaesato. Capita, infatti, di vivere settimane in cui si lavora sempre: giorno, notte e anche di domenica. E, altre volte, di trascorrere anche interi giorni in maggiore tranquillità, con ben pochi impulsi e tanto tempo libero.
L’altalenarsi degli impegni del lavoro autonomo comporta periodi di grande caos (in cui ci vorrebbero due persone per portare a termine tutto quello che ci si è sobbarcati di fare) ad altri, in cui i tempi sono più lenti.
Se – almeno all’inizio – si è in grado, e quasi compiaciuti, di rinunciare a domeniche, ponti e pomeriggi in palestra, questa sensazione cambia col tempo.
Calo di lavoro: e se fosse una stagionalità?
Io invidio – in senso buono – le persone che vivono di un lavoro stagionale e riescono a gestire con serenità i mesi in cui non sono in attività. Non parlo di un punto di vista economico, bensì della capacità di non andare ai pensieri negativi, portati dalla monotonia, dall’inattività e dalla pigrizia.
Però, da un po’ di tempo, ho imparato che rallentare non è un male, e non sta avvenendo nessuna catastrofe. Nei periodi in cui l’attività è meno frenetica, è bello approfittare del tempo in più per curare le pubbliche relazioni, le passioni, o anche la nobile arte della noia.
Approfitta dei cali di lavoro per organizzarti meglio per il futuro
Allo stesso modo, nei momenti di maggiore trambusto, è importante imporsi di trovare del tempo per se stessi. Programmando il tempo libero, così come le attività lavorative. E a lavorare seguendo questo stile qui.
Bisogna togliersi dalla testa il senso di colpa che sopravviene davanti ai giorni meno intensi: servono a ricaricare le energie, a trovare spunti creativi, a conoscere nuove persone, a prendersi cura di sé.
E poi, basta con questa idea che il lavoro è sacrificio e martirio. E che, se non lo è, vuol dire che non stiamo dando del nostro meglio.
Si può – si deve – essere, prima di ogni altro ruolo (freelance, impiegato, dottore, avvocato e così via) delle persone serene.