Le finestre delle vite degli altri
Il tuo amico è in vacanza, e tu sei in ufficio. Solo pochi anni fa avresti ricevuto una cartolina dal sapore esotico, da leggere con un sorriso e poi riporre in un cassetto. Oggi, invece, vedi su Facebook un video dove fa snorkeling in un mare cristallino, lo ritrovi su WhatsApp con un tramonto celestiale, mentre su Instagram ti presenta i piatti tipici del luogo. Così ogni giorno, più volte al giorno, per tutta la vacanza. E tu sempre in ufficio.
Una volta esistevano le lettere e le cartoline. Il passaggio tra la scrittura, l’invio e la ricezione richiedeva uno spazio temporale di alcuni giorni, e la comunicazione fluiva calma, così come l’elaborazione delle notizie. Poi sono arrivate le e-mail. E poi i vari network di incontri e messaggistica.
Oggi sappiamo tutto in tempo reale: i social e le app sono delle finestre illuminate in cui guardiamo scorrere le vite altrui. Il mittente – il narratore – lascia aperta la finestra e accesa la luce sulla propria vita quanto e quando desidera. Il destinatario non è sempre una persona definita in un contesto intessuto di fibre confidenziali, ma più spesso un insieme di persone indeterminate, oppure gruppi di amici, colleghi o conoscenti.
La continua interconnessione con le vite altrui è un mezzo reale per essere sempre aggiornati su ciò che succede e tenersi in contatto quando non ci si può frequentare periodicamente. In alcuni casi, queste stesse interrelazioni possono pregiudicare l’umore, perché è come se tu fossi continuamente davanti a una lente di confronto con le vite degli altri.
La chat dei colleghi in cui si commentano i problemi irrisolti anche dopo aver timbrato il cartellino. Oppure il WhatsApp della scuola in cui ci si allarma per l’ennesima epidemia di varicella. Oppure, ancora, il gruppo chiuso di Facebook con gli amici del liceo, dove si contano segretamente i capelli bianchi sulle foto dell’ex compagno.
Riprendendo l’esempio iniziale sull’amico in vacanza, sono molti i casi in cui, ogni giorno, più volte al giorno, l’umore può essere modificato da questo flusso continuo di informazioni. Che, in un periodo in cui si è particolarmente vulnerabili e sensibili, possono influire e anche pesare sull’autostima e sulla serenità personale. Può generare ansia, frustrazione, insoddisfazione, debolezza. Perché puoi entrare inconsciamente in competizione con gli altri, oppure farti sopraffare dalla preoccupazione per eventi su cui, in quel momento, non hai alcun potere. Perché non puoi essere sempre “sul pezzo”, connesso alle problematiche, ai successi, alle preoccupazioni che gli altri riversano sulla tastiera e viceversa.
Sicuramente la prima cosa da ricercare è l’equilibrio interiore, la soddisfazione personale, i valori in cui credi. E poi avere l’abitudine di staccare cellulare e computer alcune ore al giorno è un modo per riprendere i tuoi spazi, allontanarti dalle influenze e riconquistare la percezione della realtà, dedicandoti unicamente a ciò che ami.
In fondo, quando stai bene, il confronto non fa paura, no?